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Il disturbo erettile

di Antonio Colanicchia


Il disturbo erettile è una disfunzione sessuale e un disturbo dell’eccitazione maschile. Può essere considerato una variazione della normale risposta sessuale, una alterazione transitoria del normale funzionamento, l’effetto di patologie mediche sistemiche, o può emergere come conseguenza di un problema relazionale o in risposta a comportamenti del partner. E’ importante considerare i sintomi sessuali come disturbi psichici solo dopo aver escluso ogni componente organica.


Il meccanismo patogenetico attuale nei disturbi dell’eccitazione

Senza entrare nella categorizzazione medico psichiatrica del disturbo (vedi il DSM 5), prendiamo come esempio tre uomini che attraverso il linguaggio comune possono essere definiti impotenti in quanto soffrono di una disfunzione erettile, ossia la mancanza di erezione. Ora precisiamo che questi tre uomini, pur soffrendo dello stesso disturbo, hanno storie diverse, atteggiamenti nei confronti di se stessi, nei confronti dell’altro (uomo e/o donna) e nei confronti del sesso del tutto eterogenei; uno di loro può provare ansia da prestazione, uno rabbia verso le donne e il terzo senso di colpa. Ciò che li accomuna è la mancanza di erezione e il meccanismo patogenetico attuale, ossia, nel caso dei disturbi dell’eccitazione (impotenza e frigidità), un’attivazione emotiva intensa del sistema nervoso simpatico (sia essa dovuta a rabbia, colpa, ansia, disgusto, vergogna) che impedisce la vasodilatazione genitale e quindi inibisce l’eccitamento.


Emozioni e pensieri nella mancanza di erezione

Le emozioni che proviamo sono connesse con i pensieri che abbiamo e viceversa. Non è un fatto in sé a causare una certa emozione, ma siamo noi stessi a procurarcela valutando la realtà. Emozioni e pensiero costituiscono il momento valutativo dell’esperienza umana; dal momento valutativo seguirà conseguanzialmente il comportamento. Il comportamento che una persona mette in atto dipenderà proprio dai pensieri elaborati a commento della situazione in cui è implicato. Gli effetti del comportamento (sia individuali che relazionali) retroagiscono sulle stesse valutazioni che vengono così modificate.

Per chiarire questa influenza reciproca tra emozioni e pensiero prendiamo come esempio il caso di un deficit di erezione su base psicogena e vediamo come lo stesso disturbo può avere alla base una specifica interconnessione di emozioni e pensiero (l’esempio che seguono sono è stato estratto dal capitolo “le terapie delle problematiche dell’eccitazione maschile” di Mauro Rossetto, presente nel testo “Sessuologia clinica” edito da Erickson):

A) non riesco a mantenere l’erezione – la mia identità sessuale e la mia virilità sono compromesse (caduta dell’autostima)

B) non riesco a mantenere l’erezione – la mia partner si stancherà di me e mi abbandonerà (timore della solitudine)

C) non riesco a mantenere l’erezione – il mio problema diventerà pubblico sarò criticato e deriso (ansia da giudizio sociale)

D) non riesco a mantenere l’erezione – ciò è dovuto a una inconsapevole insufficiente attrazione per questa donna, non dovevo illuderla (senso di colpa per la superficialità della scelta)

E) non riesco a mantenere l’erezione – la mia difficoltà potrebbe far sospettare una latente omosessualità (dubbio sull’orientamento sessuale)


Caratteristiche del disturbo sessuale: sgradevolezza e automantenimento del disturbo sessuale

La sgradevolezza è una valutazione sperimentata in termini emotivi (rabbia, ansia ecc.) ma a volte anche in termini di pensiero che l’individuo fa del suo comportamento. Spesso è lo stesso modo di pensare, che giudica il sintomo insopportabile, a causare il sintomo stesso.

L’automantenimento consiste nella creazione di un circolo vizioso in cui le valutazioni e i comportamenti, che si presentano come dirette conseguenze del sintomo (conseguenze che possono essere involontarie), finiscono per rinforzare il sintomo stesso.


La terapia sessuale

La conoscenza dei meccanismi patogenetici generali e specifici per ogni disturbo permette di gestire la terapia, sia essa focalizzata sul disturbo, sia quando la terapia sessuale è un modulo all’interno di una psicoterapia che implica un lavoro sull’intera soggettività e personalità del soggetto.

Durante il colloquio lo psicologo-sessuologo aiuta la persona a individuare i pensieri e le emozioni che si attivano prima, durante e dopo il rapporto sessuale (ovviamente questa è solo una delle cose che fa uno psicologo durante un colloquio). L’obiettivo è rendere evidente l’influenza reciproca esistente tra pensieri, emozioni e comportamento. Ciò porta ad avere informazioni sui significati e le conseguenze emotive-comportamentali che il paziente attribuisce al sintomo e/o al disturbo sessuale di cui soffre per poter impostare la terapia o la psicoterapia.


Bibliografia

Boncinelli V., Rossetto M. e Veglia F. (2018). Sessuologia Clinica. Erickson.

Fenelli A. e Lorenzini R. (2012). Clinica delle disfunzioni sessuali. Carocci Editore.


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