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Confronto con i pari e la scuola: il Sé affettivo e sociale dell’adolescente tra sviluppo e ritiro


di Chiara Marzullo


Lo spazio dell’adolescente contemporaneo entro cui compiti evolutivi assumono un ruolo determinante è la scuola, tanto che oggi l’identità dell’adolescente, nell’imaginario collettivo, prende forma e coincide con quella dello studente.


La scuola

La scuola rappresenta il luogo di primaria aggregazione tra coetanei: l’appartenenza ad un gruppo di coetanei è connaturale all’età adolescenziale, poiché la cultura adolescenziale è cultura di gruppo, in cui gli obiettivi di crescita prendono forma ed espressione nell’accogliente appartenenza al gruppo. La gruppalità adolescenziale ha soprattutto il compito di rendere pensabile il difficile percorso della crescita; sostiene la trasformazione psichica del sé infantile in sé adulto e accompagna nel radicale cambiamento nella visione di sé e delle proprie relazioni con il mondo (Pietroppolli Charmet, 2000).


L’esperienza scolastica, frequentare la scuola, affrontare un compito, il confronto con i compagni e gli insegnanti, è un’esperienza che rappresenta una parte fondamentale del mondo degli adolescenti. È nella struttura scolastica, infatti, che i ragazzi trascorrono la maggior parte della giornata; per questo motivo, la scuola è vissuta non solo come luogo per l’apprendimento e messa alla prova delle proprie conoscenze, ma anche come spazio di confronto con i coetanei.


Il gruppo dei pari


Il gruppo dei pari sostiene l’elaborazione collettiva del lutto, che ciascun membro affronta nel corso del processo di separazione dai genitori e dal Sé infantile. In uno sviluppo normale, il gruppo acquisisce una funzione centrale nel sostegno all’autonomia e nel processo di separazione dalla famiglia, con l’inevitabile conseguenza della creazione di conflitti tra i due legami, con i genitori e con i pari.

Gli adolescenti sono inseriti principalmente all’interno del gruppo classe, un vero e proprio gruppo di lavoro, con obiettivi condivisi di acquisizione di abilità cognitive fondamentali per il raggiungimento del ruolo sociale dell’adulto; in particolare, pur essendo caratterizzati da questo compito di lavoro primario, gli anni di scuola sono spesso permeati dalle dinamiche relazioni con i compagni: nel confronto, nell’interazione, nello scambio affettivo con gli altri, nel rispecchiamento narcisistico, l’adolescente scopre un aiuto per definire la propria identità.

Il gruppo classe


La classe è un gruppo; è per questo un luogo privilegiato in cui i ragazzi possono vivere esperienze emotive utili al sostegno dei processi di separazione-individuazione e dunque alla crescita psicologica. Si può immaginare il gruppo classe come un luogo che offre accoglienza e confronto, un luogo che fornisce l’opportunità di acquisire nuove competenze, attraverso diversi meccanismi proiettivi e identificativi; un’area intermedia in cui confluiscono la dimensione transizionale e la dimensione affettiva, quindi come un punto di incontro del sé scolastico e del sé affettivo dell’adolescente. Per Kaes (1999) “il gruppo offre all’adolescente l’immagine della sua unità perduta, l’appoggio per superare la frammentazione e la confusione; l’adolescente cerca all’esterno la sicurezza e l’unità, la continuità, la coerenza, per tenere sotto controllo l’intensa scissione del sé”.


La funzione del gruppo


Il gruppo sostiene l’adolescente, poiché lo aiuta a riconoscere le proprie esperienze; se i propri limiti e timori sono condivisi da altri, simili a lui, l’adolescente può guardarli con più coraggio e sentirsi meno solo, facilitando il processo di distanziamento dalle figure genitoriali, ponendo il gruppo come riferimento di identificazione alternativo e, in questa fase, più rilevante di quello genitoriale, nonché come supporto narcisistico nel processo di costruzione e di trasformazione della propria identità.


I ragazzi che escono dalla “calma protetta” delle scuole elementari, spesso si ritrovano improvvisamente proiettati in un contesto competitivo, accidentato e contrassegnato da ansie e sconfitte, nel momento di maggiore fragilità del proprio percorso trasformativo. I ragazzi sembrano soffrire non solo in quanto adolescenti, ma anche come studenti: Pietropolli Charmet (2000) individua nella scissione tra Sé affettivo e ruolo sociale di studente uno dei motivi più lampanti e determinanti di crisi per l’adolescente inserito nel sistema scolastico. La conseguenza di questa scissione si manifesterebbe come un’apparente anestesia che l’adolescente esercita nei confronti degli stimoli provenienti dalla scuola e ciò che succede a scuola rischia di apparire marginale e periferico, mentre il sistema motivazionale viene apparentemente collocato altrove, fuori dalle mura scolastiche.


La prima avvisaglia di un possibile ritiro sociale


A tal proposito è emerso in alcune ricerche che la scuola si configura come l’ambiente elettivo d’espressione della maggior parte delle difficoltà e delle sofferenze degli adolescenti, in particolare dei futuri autoreclusi, i cosiddetti ritirati sociali.

La prima avvisaglia di un possibile ritiro sociale si riscontra, infatti, nello sviluppo di una fobia scolare: questa si caratterizza di una profonda angoscia che impedisce ai ragazzi di frequentare la classe, e più drammaticamente, rende invalicabile anche la soglia dell’edificio scolastico; spesso non dipende direttamente da scarsi risultati scolastici, dalle bocciature o dagli episodi di bullismo, ma è invece riferibile alla scuola come luogo di crescita, di incontro e confronto con l’altro, sfide impossibili da sostenere per questi adolescenti.

Nonostante la propria assenza fisica dalla classe, la scuola non scompare mai dalla mente degli adolescenti in ritiro; per i giovani ritirati, l’assenza da scuola non è una condizione sufficiente ad eliminarla dalla mente e il fallimento scolastico si prefigura come esempio della propria incapacità e inettitudine.

Altro elemento determinante nella drastica scelta del ritiro, si costituisce a partire dalle dinamiche all’interno del gruppo classe: la competizione con gli esponenti del proprio genere e l’incontro con il sesso opposto determinano un forte stato di ansia e insicurezza legato al timore di essere giudicati e rifiutati (Spiniello, 2015; Bagnato, 2008).


Conclusioni


La scuola appare come contesto sociale sempre più difficile da affrontare, in cui occorre dimostrare alte abilità relazionali e amicali e dove tematiche, fondamentali in questo momento di cambiamento evolutivo, come la bellezza, la popolarità e il successo si costituiscono come organizzatori di senso fondamentali.

La percezione di tutta la propria inadeguatezza per alcuni adolescenti e sperimentare la vergogna per la propria bruttezza, non solo fisica ma totalizzante, portano l’adolescente a credere che l’unica via percorribile sia la morte del Sé studente, con la speranza che gli altri si dimentichino di lui (Pietropolli Charmet, 2013).


BIBLIOGRAFIA

Bagnato, K. (2008). Il rifiuto tra coetanei: interventi educativi in ambito scolastico. Il rifiuto tra coetanei, 0-0.


Kaës, R. (1999). Les théories psychanalytiques du groupe. Presses universitaires de France.

Lancini, M. (2019). Il ritiro sociale degli adolescenti.

Pietropolli Charmet, G. (2000). I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida, Raffaello Cortina, Milano.

Pietropolli Charmet, G. (2013). La paura di essere brutti. Gli adolescenti e il corpo.

Spiniello, R., Piotti, A., & Comazzi, D. (2015). Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati che vivono di computer. Milano, Franco Angeli.

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